NOVITÀ IN VISTA

Il 2020 è appena iniziato, ma al Governo è bastato davvero poco per apportare i primi cambiamenti: questa volta tocca proprio al Miur - il Ministero che interessa anche a noi e a tutti gli aspiranti camici bianchi che orbitano per le nostre aule - cambiare faccia.
L'ormai ex Ministro Lorenzo Fioramonti si è dimesso, e ad annunciarlo è stato proprio il premier Conte durante la conferenza stampa di fine anno 2019. In questo frangente, le novità presentate dal Governo italiano sono consistite in un vero e proprio "sdoppiamento" delle cariche inerenti il Miur. Da gennaio 2020, infatti, diventa Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina - docente grillina recentemente vincitrice del concorso per i dirigenti scolastici che fino ad oggi ha ricoperto la carica di sottosegretario al Miur - mentre sale in cattedra come Ministro dell’Università e della Ricerca l’attuale presidente della Conferenza dei Rettori (Crui) Gaetano Manfredi.

Attualmente, però, di fatto attualmente la situazione è ancora in fase si definizione: lo scorso 30 dicembre 2019, infatti, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto con il quale venivano accettate le dimissioni di Fioramonti, il cui incarico è stato temporaneamente affidato ad interim al premier Conte.

Non è la prima volta che uno sdoppiamento del genere viene messo in atto all'interno del panorama politico italiano: già nel 2006 infatti - durante il secondo Governo Prodi - Beppe Fioroni era stato nominato Ministro della Pubblica istruzione, mentre la carica di Ministro dell'Università e della Ricerca era andata a Fabio Mussi. In questo caso, però, già nel 2008 - durante il quarto Governo Berlusconi - il Miur vide un riaccentramento delle cariche con la nomina a Ministro di Mariastella Gelmini.

Per quel che concerne il nuovo Ministero dell'Università e della Ricerca, sappiamo che Manfredi - ingegnere civile specializzato in rischio sismico - ricopre una cattedra in Tecnica delle costruzioni nell'università Federico II - della quale è diventato rettore nel 2014 - dal 2000, mentre dal 2015 è presidente della Conferenza dei Rettori (Crui), carica in virtù della quale si è sempre battuto a difesa dell'Università e della Ricerca, per l'appunto.
Stando a quanto affermato dallo stesso Manfredi durante una prima intervista rilasciata all'Ansa nei giorni scorsi, la questione più impellente riguarderebbe un necessario implemento dei fondi per Università e Ricerca, da lui - come da molti, d'altronde - considerati tra i principali sia fattori di sviluppo e crescita che elementi unificanti per il nostro Paese, indispensabili per far sì che «i giovani abbiano le stesse opportunità in qualunque parte d'Italia», soprattutto in virtù del fatto che - nonostante l'evidente difficile situazione della finanza pubblica - «Università e Ricerca non possono essere la Cenerentola del Paese».
«Se mettiamo al centro la qualità delle persone non possiamo sbagliare» ha infatti raccontato il neo Ministro all'agenzia stampa: «Su questo a volte mi si considera un po' rigido, ma è un tema su cui non faccio negoziati, così come posso assicurare che - anche in condizioni complicate come quelle attuali - cercherò di fare il massimo per il nostro sistema» «Finanziare università e ricerca significare fare un grande investimento sui giovani» ha poi concluso Manfredi, «affinché le migliori energie italiane e anche estere trovino casa nei nostri atenei e nei nostri enti di ricerca».

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